L'UOMO SENZA PAURA
N° 74
NOTTI DI MADRIPOOR
(PARTE SECONDA)
Di Carlo Monni, Mickey
e Fabio Furlanetto
ATTENZIONE: CONTINUA DA L’UOMO RAGNO #92
1.
Il
mio nome è Ben Urich e sono un giornalista. Oggi sono qui nella sala stampa del
palazzo chiamato St. Andrew’s Plaza a New York per ascoltare la conferenza
stampa del Vice Procuratore degli Stati Uniti per il Distretto Sud dello Stato
di New York Katherine Malper. Un paio di giorni fa è stata rapita da ignoti
proprio davanti a questo stesso edificio[1] e
solo ieri è stata liberata in una maniera rocambolesca di cui non sono ancora
noti tutti i dettagli. Ho il sospetto che c’entrino il mio amico Matt Murdock,
alias Devil, e la sua attuale compagna Natasha Romanoff, la Vedova Nera,
sospetto confermato dalla Malper quando finalmente parla:
-… voglio innanzitutto ringraziare Devil e la
Vedova Nera per avermi ritrovato sana e salva. Chi mi conosce sa che non
condono il vigilantismo ma qui parliamo di un uomo e di una donna che hanno
anche collaborato con i Vendicatori e la Vedova Nera ne è stata anche il
leader. Senza di loro probabilmente non sarei qui oggi.-
Al
fianco della Malper il suo capo, il Procuratore Franklin Nelson, che si
sostiene con delle stampelle dopo un recente incidente automobilistico,[2]
sembra nervoso? Perché? Ci sono delle cose che ci tengono nascoste? O forse è
solo a disagio per la sua condizione o magari si sta chiedendo anche lui dove
sono ora Devil e la Vedova Nera?
Quando l’Uomo Ragno si è presentato nell’attico
della Vedova Nera, trovandoci anche me, per chiedere aiuto per ritrovare una
sua amica rapita,[3]
né io né lei potevamo rifiutarci di dargli una mano.
Jill Stacy, la figlia del Commissario di Polizia di
New York, è finita in mano al misterioso Consorzio Ombra che l’ha fatta
stuprare e poi ha inviato il video al padre. Il suo scopo era spingere Stacy a
mettersi al suo servizio ma lui ha rifiutato e loro l’hanno spedita in estremo
oriente come schiava sessuale, una vendetta atroce.
Jill non è solo un’amica
di Peter Parker, l’uomo dietro la maschera dell’Uomo Ragno, e di sua moglie, ma
è anche la cugina di una sua vecchia fidanzata uccisa dal suo arcinemico e lui
si sente in colpa e in debito nei confronti di tutti gli Stacy. Non posso dire
di non capirlo: se qualcuno minacciasse un parente di Karen Page, anch’io mi
sentirei obbligato ad agire. Natasha ha accettato immediatamente di aiutarlo,
detesta profondamente chi sevizia le donne, e così pure io. Se non bastasse la
mia amicizia con Peter, c’è anche il fatto che il Consorzio Ombra sta
attraversando la mia strada troppo spesso, ultimamente, e non mi dispiace
restituire un altro colpo.
Abbiamo dovuto scendere
a qualche compromesso, ma alla fine abbiamo rintracciato una promettente pista
a Madripoor e siamo partiti sotto falsa identità per quell’isola tristemente
famosa.[4] La mia
seconda esperienza nei suoi bassifondi in poche settimane.[5] Spero
non diventi un’abitudine.
Ora, mentre Peter è entrato
nel bordello di Madame Xiona fingendosi un comune cliente, io, nei panni di
Devil, sono in bilico su un cornicione dello stesso palazzo cercando di
distinguere un particolare odore tra mille altri. Può essere coperto da altre
essenze e profumi ma ogni essere umano ha un suo odore personale che per chi è
dotato di supersensi come me è inconfondibile come potrebbe esserlo un’impronta
digitale. Non conosco personalmente Jill Stacy, ma ho avuto modo di avere tra
le mani una sua vecchia sciarpa ed è bastato perché mi imprimessi nelle narici
il suo odore, un odore che ho finalmente captato.
-Ci siamo.- sussurro.
<<Molto bene.>> risponde la Vedova Nera usando l’auricolare
con microfono che ha fornito a tutti noi <<Portala fuori il più rapidamente
possibile, mi raccomando. Il Ragno è lì anche lui?>>
-Non sento la sua presenza. Me ne occupo da solo.-
Forzare la finestra è
un gioco da ragazzi. Entro nella stanza buia, non che faccia differenza per me,
visto che sono cieco, e percepisco una forma su un letto. È Jill Stacy, non ho
dubbi. Mi rivolgo a lei a bassa voce:
-Miss Stacy.-
Lei scatta come un animale ferito. Sento la sua
paura e il disgusto, le lacrime che le rigano le guance.
-Non abbia paura.- le dico -Sono un amico… Devil… e sono qui per
salvarla.-
-Devil? Qui?- nella sua voce sento un misto di incredulità mista a
speranza.
-Si fidi di me, non abbia timore. Sono venuto fin qui per salvarla, mi
creda.-
Le tendo la mano. La
sento esitare. Probabilmente ha paura che sia tutto un atroce scherzo dei suoi
carcerieri. Alla fine suppongo che decida che non ha nulla da perdere e mi
stringe la mano.
-Andiamo.- le dico –Si tenga stretta a me e non abbia paura.-
In quel momento la voce
della Vedova Nera echeggia nelle mie orecchie:
<<Matt, abbiamo un problema.>>
Tanto per cambiare.
Il mio vero nome è Peter Parker, ma sono anche conosciuto come l’Uomo
Ragno. In questo momento potrei essere a Forest Hills, insieme alla mia
famiglia, o a lavorare all'Empire State University, o persino a braccare un qualsiasi
gruppo di supercriminali con l'aggettivo "Sinistro" nel nome... non
so quale perché il jet lag mi ha fatto
perdere la cognizione del tempo. Il fatto è che mi trovo all'altro capo del
mondo, con il volto truccato e un nome falso, per infiltrarmi in un famigerato
bordello di Downtown Madripoor alla ricerca di una vecchia amica. Credevo di
trovarla nella stanza in cui mi hanno portato, ma mi sbagliavo.
Sorprendentemente la donna bianca dai lunghi capelli biondi è qualcuno che
conosco e che credevo morta.
-Tu… sei Isobel
Aguirre.-
Mi ci è voluto un po' per fare mente locale, complice il fatto che il
volto della donna è molto provato rispetto a ciò che ricordavo. Isobel è una
collega di Now, ci incrociavamo
spesso nell'ascensore del palazzo del Bugle. Mesi fa, o forse più, è scomparsa.
Trovarla qui, in questo stato, dopo
tutto questo tempo, non può che stordirmi. È una bella notizia, ma suppongo che
sia qui contro la propria volontà. Inoltre, questo vuol dire che la pista su
Jill era un buco nell'acqua? L'idea mi sconforta.
-Tu... mi conosci? -
mi chiede, e per un attimo passeggero intravedo un barlume di speranza nei suoi
occhi, subito sopito. Mi siedo accanto a lei, sul letto, e le prendo una mano.
Vorrebbe ritrarla, lo avverto, ma rimane rigida.
-Sì. Sono... l'agente
Garfield, CIA - mento senza ritegno.
Ci sto prendendo gusto nel recitare la parte della spia. Mi manca solo
il distintivo da sfoggiare. Ho paura che mi riconosca sotto il pesante trucco
che mi ha fornito la Vedova Nera. Spero che la nostra conoscenza superficiale e
il naso finto facciano il loro lavoro. Cercherò perlomeno di alterare la voce,
come sono abituato a fare da anni nei panni dell'Uomo Ragno.
-A dirla tutta,
cercavo un'altra donna americana qui dentro, ma sono contento di aver trovato
te. Come sei finita qui? Che cosa ti hanno fatto?
-Io... è una lunga
storia...
Per incentivarla a parlare, le dico
quello che so, nei termini che posso usare: che lei e il nostro collega Gordon
Clay stavano indagando su un giro di pedofilia, quando sono stati sequestrati
da dei gangster. Purtroppo il corpo senza vita di Clay venne ritrovato nel
fiume Ohio; di lei, invece, nessuna traccia. [6]
Tutti l'hanno data per morta, io compreso, anche se per esperienza non mi do
per vinto nemmeno quando ho un cadavere sotto gli occhi. A suo tempo mi ero
ripromesso di dare la caccia ai responsabili o cercare lei stessa, ma come
spesso mi accade, sono stato sopraffatto da un mare di questioni ancora più
urgenti e pressanti.
-Hanno... detto che
era uno spreco uccidermi e che potevano fare un uso migliore di me e... mi
hanno portata qui. E mi hanno costretta a...-
-Ho capito.
Ascoltami, Isobel…- dico, prendendole il viso con entrambe le mani e
rivolgendolo verso di me … ti porterò fuori da qui. Ma ho bisogno della tua
collaborazione. Te la senti?-
-Sì...- biascica
senza troppa convinzione. Il suo spirito è troppo piegato perché reagisca in
modo più incisivo.
-In teoria non ci
disturberanno per un'ora, ma dobbiamo muoverci prima e raggiungere i miei... collaboratori
in costume.-
Mentre alludo a Devil e alla Vedova
Nera, mi rendo conto di non aver attivato la conversazione con loro. A momenti
li contatterò.
-Hai notizie di Jill
Stacy?- le chiedo senza troppa speranza.
-Jill…?- sembra far
fatica a concentrarsi -Sì... credo. È arrivata da poco un’americana mi hanno
detto… una ragazza bruna. È… è la figlia del commissario?-
Musica per le mie orecchie. La dea bendata ci ha fornito due piccioni
con una fava, me lo sento. Se qualcosa dovesse
andare storto ora, non potrei mai perdonarmelo.
Mi alzo, mi metto in un angolo e
premo un dito nell'orecchio. Nei film è una roba fighissima; io devo sembrare
un deficiente con turbe psichiche.
-Qui Spectre 3, mi
ricevete? Ho trovato un'altra donna americana rapita qui, dobbiamo portare via
anche lei. Fidatevi di me E mi ha confermato che l'obiettivo è in sede. Passo.-
<<Sembra che
abbiamo un problema.>> replica la Vedova Nera. Fa una pausa per mettersi
in contatto con Devil a quanto pare lui ha buone notizie.
<<Confermo.
L'obiettivo, come lo chiamate voi, è qui con me.>>
Anche la voce di Matt è un balsamo.
<<La nuova
variabile complica la situazione. A questo punto, se dobbiamo abbandonare
l'ipotesi di un'estrazione di basso profilo, non farei distinzioni di
nazionalità. Liberiamo tutte>> propone Natasha. E nessuno di noi ha nulla
da obiettare.
Temporeggio quanto posso, ma se
dovessi far affidamento sul mio senso del pericolo, non usciremmo mai di qui -
non dalla porta principale, perlomeno. Dev'esserci sempre qualche occhio
indiscreto, là fuori. Purtroppo non ci sono altre vie d'uscita in questa stanza
claustrofobica, rinfrescata solo da un ventilatore. Devo cogliere il momento in
cui la nuca mi pizzica di meno per fare ciò che devo.
-Ora - le bisbiglio e
la tiro per la mano, mentre apro la porta ed esco con circospezione. Tempo dieci
secondi e incrociamo un tizio armato che ha tutta l'aria di essere uno scagnozzo
di quella Madame Xiona
- Dove state andando?-
- A prendere una
boccata d'aria.- scherzo, mentre faccio una capriola in avanti e finisco ai
suoi piedi con la schiena a terra. Con una sforbiciata, gli arpiono la pistola
e la scaglio via, poi a piedi uniti gli faccio fare un discreto volo di qualche
metro, che attira non poco l'attenzione.
-Ok, al diavolo la
discrezione - mi dico. Tiro fuori da una tasca la mia maschera da Uomo Ragno e
la indosso. Sbottono la camicia fino alla seconda asola e me la sfilo. Isobel
non crede ai suoi occhi:
-Uo… Uomo Ragno?-
-Già, l'amichevole
tessiragnatele di quartiere è in realtà un agente della CIA, chi l'avrebbe mai
detto? - continuo a scherzare, ma nel tempo in cui mi sono calato le braghe
(con la calzamaglia rossoblu al di sotto, che cosa pensavate?) la situazione è
precipitata.
2.
I luoghi esotici sono un problema, per me. New York
la conosco come le mie tasche, i suoi odori e i suoi rumori sono ormai uno
sfondo a cui il mio cervello non fa più caso. Lontano dalla mia città o dagli
Stati Uniti, invece, la mia concentrazione vacilla. I miei sensi sono
bombardati da tutta una serie di stimoli insoliti tra cui devo faticare per distinguere
ciò che mi serve da ciò che mi genera solo confusione. Per questo ho mantenuto
un basso profilo finora. Per questo gli uomini con cui mi sto battendo non sono
già tutti al tappeto.
Uno di loro stamattina ha mangiato qualcosa con un
paio di ingredienti che non ho mai sentito. Un altro usa un'acqua di colonia
dalla fragranza inedita e nauseabonda. Sono solo due esempi di ciò che mi
distrae.
Senza contare che non
tutte le ragazze... impiegate qui dentro sembrano disposte a seguire Natasha e
ad andarsene così facilmente. Per non parlare delle rimostranze di quei porci
dei loro clienti. Devo persino pensare a mantenere la loro incolumità, mentre
gli uomini di Madame Xiona tentano di farmi la festa.
Il problema sono sempre
i proiettili vaganti. I miei riflessi mi fanno usare i miei bastoni come
efficaci scudi, ma non posso stare tranquillo in uno spazio così chiuso e così
affollato. Gente di ogni nazionalità esce terrorizzata dalle sue alcove. Inizio
a pensare che non sia stata una grande idea cambiare in corsa quelle che Tasha
chiamerebbe «regole d'ingaggio».
Nel frastuono generale,
le mie orecchie si soffermano su un suono familiare. Thwip.
Due ragnatele bloccano
le canne di due pistole puntate contro di me.
-Serve una mano, cornetto?-
-Non mi dispiacerebbe, in effetti- replico a Spidey, una volta tanto.
Sono contento che ci abbia raggiunti.
Mi si disegna alle sue
spalle la figura dell'altra donna americana, che gli sta appiccicata,
accovacciata su se stessa quanto può. E poi, ancora, nel rumore generale si
staglia quello del cuore di Peter Parker, quando il suo sguardo dev'essere
ricaduto su Jill Stacy.
La limousine si ferma davanti al palazzo da cui esce una donna dai
capelli neri con una ciocca bianca in bell’evidenza che indossa un elegante
tailleur color panna.
L’autista le apre lo sportello e una voce
dall’interno le dice:
-Sono davvero lieto che tu abbia accettato il mio invito a cena,
Rosalind.-
Lei si siede davanti all’uomo accavallando le
gambe e mentre l’auto riparte lui le porge un bicchiere di liquido rosso dicendo:
-Autentico Bordeaux direttamente dai vigneti francesi.-
Rosalind “Razor”
Sharpe sorseggia il vino e sorride mentre replica:
-Sarebbe stato molto scortese da parte mia rifiutare un invito da parte
nientemeno che di Norman Osborn ed io non sono scortese… e poi… abbiamo diverse
cose in comune di cui parlare, non credi?-
-Proprio così, mia cara.- ribatte con un leggero sorriso l’industriale
-Proprio così.-
Mi si scalda il cuore nel rivedere Jill Stacy. Sarà anche quella tenue
somiglianza con Gwen, non so. Jill e Isobel sono così speculari, in questo
momento, come se il dramma avesse appianato le loro differenze. La stessa
stanchezza segnata sulla pelle dei volti, lo stesso modo di avvinghiarsi a me e
alla Vedova Nera, alle nostre spalle, facendosi scudo coi nostri corpi.
-Non ci posso
credere... - dice Jill, quando mi vede.
Non riesco a decifrare del tutto la sua espressione. C'è chiaramente del
sollievo, eppure sul fondo c'è un retrogusto di terrore e angoscia, per tutti i
pessimi ricordi che nella sua mente si legano alla mia figura.
- Sono contento che
stia bene, signorina Stacy - le urlo contro, per poi rendermi conto che la
situazione sta degenerando ogni secondo di più - Spectre 1, tu porta al sicuro
Jill e Isobel, noi pensiamo al comitato di benvenuto.-
-Davvero, Uomo Ragno?
Pensi ci sia ancora bisogno di nomi in codice?
-Scusa, mammina.-
La Vedova storce appena le labbra in
una smorfia forse di disapprovazione. Una professionista come lei non
dev’essere abituata a commenti leggeri durante una missione e forse non capisce
che il mio bisogno di sdrammatizzare è un modo di esorcizzare una situazione in
cui ho una gran voglia di cedere ad una rabbia cieca contro la gente che ha
rapito Jill e le altre povere ragazze di questo posto e le sfrutta senza
scrupoli… o forse è solo una mia paranoia. Non c’è tempo di pensare a questo,
però, adesso.
-Stiamo per avere
compagnia.- annuncio.
Dall’atteggiamento di Devil è chiaro
che anche lui ha percepito il pericolo. La Vedova Nera sembra essere calma e
gelida.
La donna che dirige questo posto,
quella che si fa chiamare Madame Xiona, è arrivata accompagnata da una dozzina
di scagnozzi bene armati.
-Non siete graditi,
qui.- intima -Andatevene!-
-E se non volessimo?-
La risposta è il rumore dei
caricatori delle armi.
-Se impressionato,
Uomo Ragno?- mi chiede la Vedova Nera.
-Moltissimo, non vedi
come tremo?- rispondo ironico.
-Uccideteli!- ordina
la donna.
Quasi li compiango quei poveracci:
dopo essere stato pestato quasi a morte da 12 supercriminali veramente tosti,[7]
dodici uomini normali sia pure bene armati non mi impensieriscono più di tanto.
Certo, una pallottola ben piazzata sarebbe più che sufficiente a far finire la
mia carriera di difensore del bene, visto che non sono a prova di proiettile e
non possiedo un miracoloso fattore rigenerante, ma sono davvero difficile da
colpire.
La mia tela ne blocca subito due e
il bastone di Devil sibila colpendone un altro.
-Le ragazze!- urla
Matt -Questi bastardi se ne infischiano se le colpiscono mentre cercano di
ucciderci. Bisogna portarle al sicuro fuori di qui.-
Natasha esita e poi replica:
-Ci penso io, voi
copritemi.-
La vedo sparare i suoi morsi di
vedova e far cadere due degli avversari per poi guidare le giovani schiave
sessuali nel corridoio che si è creato verso l’uscita.
Matt è cupo e silenzioso. Anni di
conoscenza e familiarità ci permettono di agire all’unisono e sbarazzarci
rapidamente dei nostri nemici.
Alla fine siamo i soli rimasti in
piedi assieme alla tenutaria del bordello che se ne sta appoggiata ad una
parete.
-Che ne facciamo di
lei?- chiedo.
-Vorrei che potesse
pagare per i suoi crimini…- risponde Devil -… ma temo sia impossibile qui.
Lasciamola stare.-
-D’accordo, ma almeno
lasciami togliere una soddisfazione.-
Faccio scattare le mie ragnatele dai
polsi ed imprigiono Madame Xiona in un bozzolo attaccato al muro e le tappo
anche la bocca.
-Avrai un’ora per
pensare a quel che hai fatto.- le dico -Ma temo che non basterà.-
Usciamo all’aperto e sono ben felice
di tornare a respirare un’aria più pura.
3.
Richard Fisk e Cheryl Mondat rientrano nel
loro attico alla Fisk Tower dopo cena e lei esclama:
-Non siamo soli!-
Richard non pensa
nemmeno di mettere in discussione quanto detto da Cheryl. Può anche essere
cieca, ma proprio per questo ha imparato a usare i suoi altri sensi meglio di quanto
faccia chi ci vede. Se lei dice che c’è qualcuno in casa, deve essere vero.
Come ha fatto l’intruso a superare il sistema d’allarme? È un nemico forse? Di
certo non gli mancano, ma allora perché non ha ancora fatto un gesto ostile?
Che sia un’altra visita a sorpresa di Devil?[8]
Il figlio di Kingpin
mantiene un apparente sangue freddo mentre accende la luce.
Seduto su una poltrona
c’è un uomo in costume con una maschera su cui è disegnato un muso di tigre.
-Chaka Khan!- esclama Richard -Perché la prossima volta non telefoni e
prendi un appuntamento? Comincio ad averne abbastanza di voi buffoni in costume
che pensate di poter entrare in casa mia o nel mio ufficio senza essere
invitati.-
-Calmati Fisk.- replica Chaka -Prendere appuntamenti tramite una
segretaria non è esattamente nel mio stile. Sono solo venuto a ringraziarti:
grazie alle tue informazioni ho rintracciato Kathy Malper.-
-Con un piccolo aiuto di Devil e la Vedova Nera, ho sentito dire.-
ribatte Richard con un sorrisetto -Come hanno preso la presenza di un
supercriminale al loro fianco?-
-Hanno fatto buon viso a cattivo gioco. Del resto, io ho pagato il mio
debito con la società e stavolta ero dalla parte dei buoni.-
-Non ho ancora capito perché ti interessasse tanto salvare la Malper.-
Chaka esita un attimo prima
di rispondere:
-Lei è… era una buona amica di mio fratello Bill… lo dovevo alla sua
memoria.-
-D’accordo. I tuoi motivi non mi riguardano dopotutto. Spero tu sia
consapevole che ora mi devi un favore e che prima o poi lo riscuoterò.-
C’è un lungo silenzio
poi l’uomo dalla maschera di tigre risponde:
-Quando vorrai, dovrai solo chiamarmi. Ora scusami, Fisk, ma ho altro
da fare.-
Apre la porta finestra
e salta giù dalla terrazza.
-C’è qualcosa in lui che non mi convince.- dice Cheryl -Ma non riesco
capire cosa.
-Mi fido delle tue sensazioni.- replica Richard -A tempo debito Mister
Robert Hao ci rivelerà tutti i suoi segreti, te lo garantisco.-
Quando
entriamo nel Princess Bar la clientela si sta diradando. Il proprietario e
gestore O’Donnell ci accoglie in tono sarcastico:
-Con tutti i bar del
Mondo voi tre dovevate capitare proprio nel mio?-
-Bella battuta,
O’Donnell.- replica Natasha .-Se ci fosse qui il mio padrino Ivan Petrovitch ti
direbbe che non gli è nuova.-[9]
-Toccato.- ribatte
O’Donnell -Cosa vi riporta qui? Non negare: è ovvio che eravate voi tre quelli
della rissa di poche ore fa e che poi si sono appartarti con la Principessa. Tu
sei inconfondibile, mia cara Miss Romanoff, Devil doveva essere il tizio
taciturno con gli occhiali scuri e l’Uomo Ragno il tizio dall’aria anonima con
la felpa.-
-Come sarebbe a dire:
“dall’aria anonima”?- replica l’Arrampicamuri.
-Lasciamo stare.-
interviene ancora Natasha -Abbiamo bisogno di aiuto, O’Donnell. Ci serve un
posto dove riposare un po’ prima di raggiungere l’aeroporto dove ci aspetta un
jet.-
-Per le tue nuove
amiche, giusto? Da come sono vestite, direi che vengono da uno dei bordelli
cittadini. A chi avete tirato la coda stavolta, Vedova?-
-A Madame Xiona.-
rispondo io -Abbiamo, diciamo così, messo un po’ a soqquadro la sua “casa”. Queste
ragazze sono state rapite e forzate alla prostituzione contro la loro volontà.
Le riporteremo a casa loro.-
-Uhm… lascia che ti
spieghi come funzionano le cose da queste parti, Devil. La regola qui è che
quel che accade a Downtown resta a Downtown. Noi facciamo in nostri affari in
tranquillità, la Principessa riscuote le sue tasse, il Capo della Polizia Tai
le sue bustarelle e tutti sono felici e contenti. Il mio bar è una specie di
porto franco: tutti possono venire qui e i conflitti tra le varie fazioni
restano al di fuori. Ci ho messo un po’ ad arrivare a questo risultato ed ora
voi vorreste che violassi la mia neutralità.-
-Tu… vuoi buttarci
fuori di qui?- esclama l’Uomo Ragno. Nella sua voce un tono duro che raramente
gli ho sentito, è scandalizzato dal discorso cinico del tizio. Pur con tanti
anni di militanza alle spalle, rimane sempre un ragazzo con aspettative troppo
alte sulla natura umana.
-O’Donnell, non puoi
farlo!- esclama la barista mentre sento che tira fuori da sotto il bancone
qualcosa che riesco ad identificare come un fucile a canne mozze -Non puoi
davvero pensare di rimandare queste ragazze tra le mani di quei porci. Se ci
provi, giuro che ti faccio saltare le cervella, e poi penso io a loro.-
Non ho difficoltà ad immaginarmi un
sogghigno sul volto di O’Donnell.
-Calma i tuoi bollenti
spiriti irlandesi, Belle…- risponde -… non ho mai detto che l’avrei fatto… solo
che mi secca violare la mia neutralità. D’altra parte…- lo sento estrarre una
pistola dalla fondina ascellare che porta sotto la giacca -… io sono un
gentiluomo e non posso stare a guardare mentre fanno del male a delle damigelle
in pericolo.-
-Ora ti riconosco,
O’Donnell.- commenta la ragazza di nome Belle. Scommetterei che ha i capelli
rossi come i miei.
O’Donnell si rivolge a noi:
-Dovete scusare Belle,
ha il temperamento focoso di un’irlandese di Boston. Una tipologia che non deve
esserti del tutto sconosciuta, Devil.-
-Cosa?- esclamo un po’
sorpreso.
-Accento di Hell’s Kitchen…
appena accennato ma percepibile da un orecchio allenato come il mio.-
-Il tuo è di Belfast
invece?- ribatte Natasha -Mi sono sempre chiesta…-
-Il mio passato non è
importante.- taglia corto O’Donnell, finendo di controllare la sua pistola
-Conta di più il nostro futuro. Il bordello di Madame Xiona appartiene a Kobus
Van Holter e lui non è il tipo da mandar giù un’interferenza nei suoi affari.
Possiamo aspettarci una sua reazione quanto prima.-
-Ci puoi scommettere.-
dice una dura voce maschile che viene dall’ingresso del locale.
Quello
in piedi sulla soglia è uomo tra i trenta e i quarant’anni, capelli biondi e
lunghi, indossa un impeccabile completo bianco con tanto di garofano
all’occhiello. Ai suoi lati due tizi di qualche etnia orientale pesantemente
armati.
-E tu chi saresti?-
gli dico -Il fratello brutto di Christopher Walken?-
-Sono Kobus Van
Holter.- risponde serio.
-La cosa dovrebbe
impressionarci?- ribatte Devil coi pugni stretti.
-Sono io che detto
legge in questa parte della città.- replica Van Holter -Voi avete interferito
con i miei affari ma possiamo ancora risolvere pacificamente la questione se mi
restituite la merce che avete sottratto e ve ne andate.-
-Merce?- sbotta la
Vedova Nera -Come osi definire merce delle povere donne che hai schiavizzato
senza scrupoli? Se vuoi portarle via dovrai passare sul mio cadavere.-
-La signora ha parlato
per tutti noi.- ribadisco con convinzione.
Il boss criminale sospira.
-Temevo che avreste
risposto così. Voi americani siete troppo sentimentali e romantici.- si volge
verso il bancone -E tu, O’Donnell, sei ragionevole almeno tu?-
-La sola cosa
ragionevole che farò, sarà piantarti una pallottola in testa se non esci
immediatamente. Non sei gradito nel mio locale, Van Holter.- ribatte il
proprietario del bar fugando ogni mio precedente dubbio su di lui.
-Allora non mi
lasciate scelta.-
Ha appena finito di
parlare che uno dei muri del locale viene sfondato da un pugno.
Il
mio senso radar rivela quattro persone, nessuna delle quali mi è familiare. A
giudicare dall’accelerazione del battito cardiaco di Natasha e dell’Uomo Ragno
devono essere avversari temibili. Considerando che uno di essi è un energumeno
che ha abbattuto un muro e che ha un cuore rumoroso quasi quanto quello di
Mister Hyde, viene da pensare che faccio questo lavoro da troppo tempo per
essere così poco impressionato. Certo sarebbe un lavoro solo se mi pagassero
per essere qui, ma non sottilizziamo.
-Si direbbe la nostra
scena d’azione. Qualcuno riconosce i Passabili Quattro?- scherza l’Arrampicamuri.
-Roughouse,
Bloodscream e Razorfist. Non riconosco la donna.- risponde Natasha; la sento
preparare il Morso di Vedova.
-Nessuno riconoscerà
più te quando avrò finito.- minaccia l’uomo che Nat ha identificato come
Bloodscream; odora di pelle, sangue e formaldeide. Si muove con una velocità
sovrumana, sufficiente a raggiungere Natasha prima che uno di noi abbia il
tempo di reagire. Riesco a malapena a prendere in mano il mio bastone, ma prima
di lanciarlo sento il suono del pugno dell’Uomo Ragno che colpisce la mascella
di Bloodscream... a volte mi dimentico di quanto sia assurdamente rapido Peter
quando ci si mette.
-Penso io a quello
brutto.- suggerisce, ricoprendo di ragnatela il volto di Roughouse.
Il
bruto si agita muovendosi a caso, sferrando colpi che invece di colpire il
Ragno mandano a pezzi il mobilio. Forse il mio paragone con Mister Hyde era
azzeccato: Natasha lo ha colpito ripetutamente con il Morso di Vedova, ma non
gli ha fatto proprio nulla.
Detesto
questo genere di situazioni. Natasha e l’Uomo Ragno hanno una certa esperienza
nel lavorare in gruppo, ma io mi sono sempre trovato meglio ad agire da solo.
Se non fossi stato distratto da quello che stanno facendo i miei alleati,
Razorfist non si sarebbe mai avvicinato abbastanza da darmi del filo da
torcere.
-E tu saresti lo
spauracchio della Mano?- chiede mentre schivo uno dei suoi fendenti. Le sue
mani sono state amputate e sostituite da delle lame micidiali; per quanto sia
una scelta discutibile nella vita di tutti i giorni, lo rendono un avversario
da non sottovalutare.
-Non dirmi che hai
provato ad unirti a loro, sarebbe stato un po’ troppo fuori tema.- scherzo per
mantenere la mente lucida: bastano poche mosse per capire che Razorfist è un
combattente di tutto rispetto. Mi ha messo subito sulla difensiva: devo usare i
bastoni per deviare i suoi colpi, e non mi lascia alcuno spazio di manovra.
-Ti serve aiuto?- gli
chiede la donna che Natasha non ha riconosciuto. Non ero neanche sicuro volesse
partecipare allo scontro: il discinto abito da sera che indossa non è certo
adatto all’occasione.
-Tu pensa al Ragno,
Sapphire Styx. Farò a fettine Devil in pochi secondi .- si vanta Razorfist,
senza nascondere il disprezzo per la donna.
-Davvero? Sarebbe un
peccato sprecare così tanta forza .- risponde Sapphire, avvicinandosi
abbastanza da poggiarmi una mano sulla spalla. Sono troppo occupato ad evitare
che Razorfist mi decapiti per curarmene: in fondo Sapphire non è armata e non
sembra affatto una combattente. Ed ovviamente è solo l’ultima di una lunga,
lunghissima lista di donne estremamente più pericolose di quanto abbia dato
loro credito, perché non appena mi sfiora mi sento debole come se avessi corso
dieci maratone.
-Hmmm. Semplicemente
delizioso.- commenta estatica; credo che stia in qualche modo assorbendo le mie
energie vitali.
Razorfist
si prepara a trafiggermi, e sono troppo debole per fare un solo passo. Mi resta
abbastanza forza da fare solo una cosa: lanciare il mio bastone con tutto ciò
che mi resta. E mancare completamente Razorfist.
-Quello è stato il tuo
ultimo errore.- commenta lui, sferrando il suo attacco. Ovviamente non si
accorge che il bastone lo ha sì mancato, ma è rimbalzato sulle altre pareti e
lo colpisce alla nuca. Completamente sbilanciato, invece di colpire me alla
gola Razorfist affonda la propria lama nella spalla di Sapphire Styx.
-Razza di idiota. Lo
sai quanto costa questo vestito!? – si lamenta la donna; con mia immensa
sorpresa, è Razorfist ad urlare di dolore.
Mentre
iniziano a tornarmi le forze, posso sentire il battito cardiaco di Razorfist
rallentare sempre di più, nella stessa proporzione con cui aumenta quello di
Sapphire Styx. Se devo dare credito a quello che mi dicono i miei sensi, la sua
ferita si è del tutto rimarginata.
-Ora... dove eravamo
rimasti?-
-Ti stavo distraendo
mentre la Vedova Nera si avvicinava di soppiatto.-
Il
tempismo di Natasha è come sempre impeccabile: i suoi bracciali rilasciano una
scarica elettrica nel corpo di Sapphire Styx, avendo cura di non avvicinarsi
troppo. Una normale scarica sarebbe sufficiente a stendere un uomo con il
triplo della massa muscolare di Sapphire. Con tutta l’energia vitale che ha
assorbito serve qualcosa di più, ma Natasha non si risparmia: in brevissimo
tempo, Sapphire Styx crolla a terra sfinita, una condizione non troppo lontana
dalla mia.
-Sapevo che avevi un
debole per le rosse, ma questo è ridicolo – scherza Natasha aiutandomi a
rialzarmi.
4.
Il detective Connor Trevane esce dal Police
Plaza Uno dopo una dura giornata di lavoro all’Organized Crime Control Bureau e
sale nella sua auto. Sta per mettere in moto quando dal sedile posteriore si
ode una voce:
-Ho bisogno di parlarle, detective.-
Dallo specchietto
retrovisore Trevane vede un paio di occhi verdi appartenenti ad una donna e dei
capelli rossi.
-Non tocchi la pistola, per favore.- dice ancora la donna -Non ho
intenzioni ostili.-
-Se è così, perché si è introdotta nella mia auto come una ladra?-
ribatte Trevane.
-Non volevo che ci potessero vedere insieme. La riservatezza è
importante. Mi chiamo Dakota North.-
-North? L’investigatrice privata dell’alta società? E perché… aspetta,
lei è la figlia di Sam North, giusto?-
-Ha indovinato. Lo stesso Sam North che ora è in ospedale tra la vita e
la morte. Hanno tentato di ucciderlo e so che lo hanno fatto perché stava per
scoprire una talpa nella Task Force Congiunta Antiterrorismo.-
-Questa è un’accusa grave. Ha delle prove?-
-Mio padre ne era convinto e questo mi basta. Voglio scovare quel
bastardo, ma per farlo ho bisogno di aiuto dall’interno. Qualcuno come lei.-
-Ammesso che le creda, perché io? Perché non
uno dell’Antiterrorismo?-
-Perché non so di chi fidarmi lì dentro ma so
che lei è un poliziotto incorruttibile. Mi aiuterà?-
Dakota
scende dall’auto e si dirige verso una Porsche 911 parcheggiata poco distante.
-Che ha detto?- le chiede Robert Diamond.
-Che mi aiuterà, ovviamente.- risponde lei -So essere molto persuasiva
quando voglio.-
-Non ne ho mai dubitato.-
L’auto si immette nel
traffico e Bob lancia uno sguardo a Dakota. Quel che legge nel suo viso non lo
lascia tranquillo. Se trovasse chi ha tentato di uccidere suo padre Dakota
potrebbe spingersi troppo oltre. Deve proteggerla da se stessa e non sarà un
compito facile.
-È nei frangenti in
cui devo battermi con gentaglia che come nome di battaglia ha scelto
«Roughouse» e «Bloodscream» che la mia frustrazione svetta verso l'infinito e
oltre, sapete?-
Questa battuta mi era piaciuta e non
me la sentivo di tenermela per me. Spero che la Pixar non mi faccia causa. Devo
pur usare il buon vecchio trucco di farli innervosire, no?
-Sbagli a
sottovalutarci, insetto.- mi dice Roughouse. O forse Bloodscream, al momento
confondo ancora i nomi. -Abbiamo affrontato più volte il vostro Wolverine e
siamo ancora qui per raccontarlo.-
Touché. Mi hanno fatto passare la voglia di fare il mio classico appunto
tassonomico sulla differenza tra insetti e aracnidi.
-E io sono nato su
Asgard.- millanta il tizio più grosso, che mi sferra contro un pugno a una
velocità che dovrebbe essere fisicamente impossibile per la sua stazza. Il muro
che, per un soffio, si è preso il colpo al posto mio ora ha un buco enorme che
dà sulla strada.
-Ok, questo potrebbe
essere un problema!-
-E sappi che nessun
umano può ferirci.- insiste l'altro.
Probabilmente verrò ucciso dalla
loro incontenibile autostima. Meglio non dar loro altra corda, anche perché il
Senso di Ragno pizzica da matti quando mi avvicino al tipo smilzo e bianco come
un vampiro. Sento che non devo nemmeno farmi
toccare. Non che debba farmi toccare dal suo amico: a occhio e croce basta una
carezza di quella mano per mandarmi dritto al più vicino reparto di
Traumatologia.
Mi hanno circondato e l'unica via di
fuga è verso l'alto. Spicco un balzo verticale, il senso del pericolo scatta ma
non faccio in tempo ad evitare ciò che accade. È come se avessi immerso la
caviglia nell'olio bollente, quando la mano del Nosferatu-dei-poveri me la
agguanta. Deve avere un potere alla Styx. (Mi rendo conto che solo io devo aver
presente chi sia Styx).
Urlo come una femminuccia per il
dolore, mi duole ammetterlo.
Mentre cedo alla forza di gravità
con ignominia, riesco a dargli un calcio in faccia e fargli perlomeno lasciare
la presa. Ingoio il mio amor proprio e, approfittando di essere a terra,
sgattaiolo via alle spalle dell'energumeno, passandogli tra le gambe.
Mi faccio forte dei miei anni di
esperienza e intuisco che posso liberarmi di queste due rogne mettendoli l'uno
contro l'altro. Do una spallata alla schiena dell'armadio ambulante, nel
tentativo di farlo rovinare addosso al suo amico. Rischio di slogarmi la
spalla. È un'inamovibile montagna umana.
-Sai, Roughouse, se
ti trasferissi a New York, avresti un futuro nei Duri - riprovo a giocare la
carta dell'umorismo, per distrarlo quando tenta di schiacciarmi la testa come
fosse una zanzara molesta.
Non mi corregge, devo aver azzeccato
il nome.
Se la montagna non va da Maometto,
devo far andare Maometto alla montagna. Scalo Roughouse, per restare in metafora,
e pianto i miei piedi sulle sue spalle. Ci starei comodo, se non si muovesse
nella pia illusione di scrollarmi via - santo potere di adesività dei ragni.
Punto i lanciaragnatele verso le due mani moleste di Bloodscream, le aggancio a
due filamenti e strattono il vampiro verso di noi. Lo sforzo è sufficiente
perché una sua mano si spalmi sul petto di Roughouse. Con un mio certo
rammarico, constato che, sì, grida anche lui per il bruciore, ma in modo molto
più virile di me. Non mi faccio abbattere e benedico l'incubatrice che ha
partorito Ben Reilly, perché mi sono ricordato di avere nel mio arsenale la «tela
ad impatto» inventata dal Ragno Rosso, anche se non la uso mai per non dargli
questa soddisfazione. Balzo via e sparo una caterva di gomitoli di tela contro
di loro e, nel giro di pochi secondi, un bozzolo appiccicoso li avvolge. Non mi
illuderei che possa resistere più di tanto alla forza bruta del colosso e al
tocco del vampiro, ma intanto il loro reciproco contatto sta consumando
Roughouse. Hanno solo bisogno di un aiutino per impedire che Bloodscream ne
esca più forte di prima. Mi chino, lancio altri due fili contro le caviglie del
bestione, tiro e gli faccio finalmente perdere l'equilibrio in avanti, fino a schiacciare
col proprio peso il suo amico, quando ormai il suo tocco mortale ha fatto il
suo lavoro.
Sono entrambi fuori gioco, il tempo
sufficiente perché io possa andare ad aiutare Devil e la Vedova Nera.
5.
<<... forze dell'ordine sono tutte mobilitate nel dare la caccia
al Coordinatore dopo il suo ennesimo attacco fatale ai loro danni...>>
legge una giornalista in televisione, commentando gli sviluppi delle indagini
sulla retata al covo dei Sinistri Sei in cui hanno perso la vita due agenti del
F.B.S.A.[10]
D'istinto, Liz Allen cambia canale alla
ricerca di un cartone animato e stringe a sé suo figlio, in preda alla
preoccupazione.
-Foggy... - dice al suo compagno, sprofondato nel divano accanto a lei
-... più ascolto queste notizie, più non posso fare a meno di pensare che la
soluzione a tutti i nostri problemi sarebbe solo una.-
-Di che cosa parli?-
-Trasferirci. Lasciare New York. È diventata invivibile, sempre più
pericolosa... e abbiamo troppi spiacevoli ricordi qui. So che difficilmente lo
faremo, perché il nostro lavoro è qui, le nostre radici, ma... se solo avessimo
il coraggio di ricominciare da capo altrove, anche solo chiedendo un
trasferimento in altre sedi... saremmo molto più tranquilli, no?-
-Capisco cosa vuoi dire, e anch'io la penserei così se avessi un
bambino…- dice Foggy, allungando il braccio per accarezzare la chioma riccia di
Normie -…ma non sono il tipo da fuggire o arrendermi. Non ora. Non l'avrei mai
sognato da ragazzo, ma sono arrivato nella posizione di poter fare la
differenza per togliere il marcio da questa città e non la darò vinta a chi mi ha
messo in stampelle. Per te è un problema?
-No, ti amo anche per questo.- - confessa, Liz facendogli perdere un
battito. Sono adulti e vaccinati, stanno bene insieme, ma di rado si lasciano andare
a certe dichiarazioni. -E stare con te è l'aspetto meno pericoloso della mia
vita, te l'assicuro.- - si lascia sfuggire ancora, in un altro senso. Un angolo
della sua mente è costantemente orientato verso suo suocero Norman. Non sa che
cosa passi per la testa di quell'uomo, in che pasta abbia le mani adesso dopo
tutti i guai che ha combinato e i delitti di cui si è macchiato. Senza contare
che in giro c'è un nuovo Folletto Verde. Sa solo che ha chiesto aiuto a Norman
per liberare la madre di Foggy... e Rosalind è stata liberata, non sa come. E
l'ex Goblin, da un momento all'altro, potrebbe presentarsi per riscuotere quel
debito.
In realtà sembra che Devil e la Vedova Nera se la siano cavata benissimo
da soli. Solo io avrei gradito un aiuto?
Mi faccio strada tra un mare di corpi riversi sul pavimento. Se finora
mi sono sentito catapultato su un set d'altri tempi, la Romanoff ci mette del
suo per rincarare la dose:
-Signor Van Holter,
credo ci sia solo un modo per dirimere la questione una volta per tutte.
-Potrebbe essere
divertente - ribatte il tizio di cui non so niente, nemmeno da che parte del
mondo venga. Quelli con Van nel cognome in genere sono del Nord Europa, della
Germania o di Latveria. Più o meno. Si rimbocca le maniche e si prepara a fermare
Natasha che incede veloce verso di lui.
Tutti gli sguardi sono puntati su di loro. Mi avvicino quatto quatto a
Matt e sussurro, sicuro di essere ascoltato:
-Dobbiamo
intervenire?-
-Naaah. Lasciala
divertire. Il tizio non sa a cosa va incontro.-
E, in effetti, lo spaccone si ricorderà per un bel pezzo di questa
serata. Del tir che lo ha investito,
avrei detto se avessi dovuto fare una battuta a voce alta. Vorrei poter
descrivere con termini appropriati il loro combattimento; purtroppo me lo sono
sempre ripromesso, ma non ho mai preso lezioni private da Shang Chi. Mi sembra
davvero di essere in uno di quei film d'azione che passavano in seconda serata,
in tv, e che cercavo di vedere da ragazzino, nei miei patetici tentativi di
avere argomenti per socializzare coi compagni di scuola.
Qualsiasi colpo sferri quel Kobus, la Vedova Nera lo para e risponde per
le rime. Sembra una coreografia, davvero. Siamo tutti incantati a goderci lo
spettacolo.
Eppure dev'essere durato tutto nemmeno un minuto. Quando Kobus Van
Holter è per terra, pesto, Natasha Romanoff non ha versato nemmeno una goccia
di sudore. Roba da matti.
-Qualcun altro ha qualcosa in contrario che noi lasciamo la città con le
ragazze? - dice spavalda Natasha ai pochi avventori rimasti, con uno stivaletto
che preme il collo di Kobus Van Holter sul pavimento ormai sudicio. Avrei
voluto avere occhi sani solo per vederla combattere in tutta la sua gloria, ma
forse è meglio così. Mi sono bastati gli altri sensi per liberarmi nelle vene
una scarica di ormoni e scatenare le mie più perverse fantasie sul suo conto:
quando fa un tale sfoggio delle sue abilità, mi fa perdere la testa. Più del
solito. Ma devo concentrarmi e non pensare a quando potrò averla di nuovo tra
le mie braccia, nuda.
Fatto sta che dopo questo spettacolo, nessuno osa
più fiatare. Per pochi secondi.
-Stiamo per avere nuove visite - avverto i miei amici.
Proprio prima che possiamo varcare la soglia del
Princess Bar con le ex prostitute al seguito irrompe una nostra conoscenza, alla
guida di uno stuolo di poliziotti locali.
-Fermi tutti, dove credete di andare? - ci blocca Tyger Tiger, ponendosi
tra noi e l'uscita, in mezzo come un giovedì.
-Ma abita proprio qui all'angolo? - scherza con me l'Uomo Ragno.
-Jessan - la chiama Natasha e sono sicuro che stia usando quel nome, a
voce alta, per uno scontro d'autorità -Io e i miei amici abbiamo intenzione di
riportare queste donne nei loro paesi d'origine. Sono state costrette alla
prostituzione e meritano libertà. La maggior parte di loro sono pure clandestine
in un certo senso, portate qui contro la
loro volontà.-
-È una questione di pertinenza delle nostre autorità.
-Di cui finora non si sono occupate - intervengo, polemico come lo sono
stato dal primo momento. Mi lamento delle storture della giustizia negli Stati
Uniti, ma il dispregio della legge che vige su quest'isola mi fa bollire il
sangue nelle vene.
-Sono sicura che possiamo trovare un accordo. Voi siete supereroi
americani e non vogliamo rogne con il vostro Paese. Alzino la mano le donne con
cittadinanza statunitense.-
Le due amiche di Peter alzano la mano, insieme ad
altre tre donne. Due di loro stanno mentendo, ma non le sbugiarderei mai, dopo
quello che hanno passato. Le altre non hanno la forza o la prontezza di
riflessi di cogliere la palla al balzo, o non masticano a sufficienza la nostra
lingua.
-Bene. Vi concedo il permesso di lasciare il Paese con i tre vigilanti
stranieri. Delle altre, ci occuperemo noi.-
-Le riporterete in mano a Madame Xiona.- prevedo, con tono di sfida.
-Le porteremo in un Centro di Identificazione ed Espulsione. Le
cittadine di Madripoor saranno lasciate libere, le altre verranno rimpatriate.-
-Spero solo che possiamo fidarci delle tue promesse, Tyger Tiger.- - dice
Natasha, stavolta rimarcando un maggiore rispetto della sua leadership in
questa parte della città
Dal tono e dal suo battito capisco che è d'accordo.
-Non avete altra scelta - ci dice minacciosa la principessa.
a Vedova Nera e l'Uomo Ragno si guardano, e
guardano anche me, io volto il capo in loro direzione per senso di cortesia.
Cerchiamo l'uno l'approvazione dell'altro. Sappiamo che Jessan ha ragione.
Dobbiamo accontentarci. Del resto, so riconoscere quando è il momento di
accettare un patteggiamento.
-Potremmo sempre radere al suolo quello schifoso bordello prima di
andarcene.- minaccia l’Uomo Ragno...e con mia enorme sorpresa, non sta
mentendo.
-E scatenare un incidente internazionale?- chiede Tyger alzando un
sopracciglio; si direbbe quasi che la possibilità la intrighi.
-Non sarebbe certo la prima volta.- insiste l’Arrampicamuri.
Gli uomini di Tyger Tiger mettono mano alle proprie
armi: la tensione si taglia con il coltello. Capisco perfettamente la rabbia di
Peter, ma il suo atteggiamento impulsivo rischia di mandare all’aria l’intera
missione.
-Dobbiamo riportare a casa le ragazze. Continuare a combattere non le
aiuterà.- gli ricordo, appoggiandogli una mano sulle spalle per cercare di
tenerlo fermo. Lo so che è assolutamente inutile: se volesse mi scaglierebbe
via come una bambola di pezza. Ma forse appellandomi al suo senso di
responsabilità riuscirò a calmarlo.
-Non mi piace .- insiste Peter, e devo iniziare a sforzarmi per tenerlo
fermo. Natasha è preoccupata quanto me ed ha discretamente caricato il Morso di
Vedova, preparandosi ad usarlo se si rendesse necessario.
-Non tutte le battaglie si vincono a pugni. Scatenare una rissa non
servirà a migliorare Madripoor.-
Per un attimo mi convinco che questa giornata
finirà con uno di noi due con un occhio nero.
-Non è finita.- dice l’Arrampicamuri alla principessa, prima di
allontanarsi.
-Lo spero proprio.- si congeda Tyger Tiger. Non capirò mai quella donna.
Nessuno di noi tre dice nulla, nemmeno l’Uomo
Ragno. Non lo avrei mai detto, ma è una cosa che non mi piace affatto.
EPILOGO
UNO
Non mi sono accorto
della lunghezza del volo. La stanchezza e la tensione accumulate mi hanno fatto
cadere ancora in un sonno profondo. Purtroppo, come successo nell'andata, non
ho dormito del tutto tranquillo. Sul mio stesso aereo c'era Jill Stacy, sana e
salva, sì, e questo avrebbe dovuto confortarmi, eppure il fatto di non poterle
parlare mi è pesato, e mi pesa. Dormire con una maschera sul volto per
proteggere la mia identità segreta non ha aiutato.
Quando l'aereo atterra all’aeroporto
LaGuardia, mi sento più leggero. Non ci siamo schiantati e tra poco torno da May
e Mary Jane.
Tutti i rischi corsi e le botte
prese vengono ripagati quando vedo, a qualche metro dalla scaletta, Arthur
Stacy scomporsi dalla sua solita flemma e correre incontro a sua figlia per riabbracciarla.
Che cosa avrei dato per assistere
alla stessa scena con protagonisti Gwen e George. Senza cloni di mezzo.
Per un attimo i nostri sguardi si
incrociano. La sua gratitudine paterna è palpabile e gli rispondo con un cenno
del capo. Nei suoi occhi, però, leggo la consapevolezza condivisa che adesso
inizia un periodo duro per loro. Nessuno di noi può sapere come ne uscirà Jill
da questa esperienza.
Maggiori sono i miei timori per
Isobel. Reagisce a malapena quando i suoi genitori, in lacrime, le si
avvinghiano intorno. Potrebbe vincere un Pulitzer con il resoconto dell'inferno
che ha attraversato negli ultimi mesi, ma sarà in grado di affrontarlo anche
solo con se stessa?
-Ragno, dobbiamo
andare a cambiarci e passare la dogana.- mi ricorda la Vedova Nera,
strappandomi al flusso di pensieri.
-Farò in modo che non
vi diano fastidio.- interviene Arthur -In fondo avete liberato delle americane
rapite, il meno che possiamo fare è farvi andar via senza complicazioni.-
-E le altre ragazze
che sono con noi?- chiede Devil.
-Ho già parlato con
l’Immigrazione. Saranno controllate e poi rimandate nei loro paesi di origine,
sempre che non vogliano chiedere asilo qui. Con la loro storia non glielo
negheranno, penso.-
Suppongo che dovremo accontentarci. Spero
di non ritrovarmi presto nella situazione di dovermi fingere qualcun altro in
abiti civili. Un conto è la maschera, un altro è l'uomo che c'è dietro. Non amo
nemmeno infrangere la legge come stiamo facendo e sono sicuro che Matt è
assordato dal battito del mio cuore, mentre passiamo i rapidi controlli di
sicurezza.
-Il passaporto puoi
tenerlo, non si sa mai.- mi dice Natasha, una volta fuori dall’aeroporto.
-Mi auguro di non
averne mai più bisogno. Vi sono debitore per questo e per tutto il resto,
ragazzi.-
-Nessun debito. È stato
un piacere, Uomo Ragno. Hai fatto bene a rivolgerti a me.- mi stringe la mano.
-Ora andiamo a casa.-
ci esorta Matt -Ma noi due mi sa che ci sentiremo presto. Per come la vedo io,
la città sarà uno nuovo scenario di guerra. Hood, Nefaria, i seguaci di
Silvermane non staranno con le mani in mano, a guardare mentre Fisk, Six e il
Coordinatore si spartiscono la città. Fisk e Six mentivano al riguardo, sono
coinvolti con lui, l'ho sentito. E anche se sono preso dalla faccenda del Consorzio
Ombra, non posso ignorare quello che sta combinando quel criminale.-
-Né io quello che sta
facendo il Consorzio, non dopo quello che ho toccato con mano. I veri
responsabili sono ancora in giro e voglio esserci quando si tratterà di
prenderli a calci. Quando uniamo le forze siamo imbattibili. Dobbiamo fare
fronte comune.-
-Assolutamente.-
Ci scambiamo un abbraccio virile e
amichevole, anche se so che Matt sfugge quanto può il contatto fisico
(perlomeno, con gli esseri umani che non siano donne da passerella). E avrei
dovuto evitarlo anch'io: sono pieno di lividi e contusioni.
-Ouch.-
Matt sorride.
-A presto, Peter.-
EPILOGO DUE
Ivan Petrovitch si versa un bicchiere di vodka e dice:
-Alla fine non è
andata male, direi: siete riusciti a salvare la ragazza e ne avete liberate
anche altre.-
-Non è abbastanza.-
replica Natasha uscendo sul terrazzo del suo attico -È stato come prendere un
bicchiere d’acqua da una vasca piena d’acqua. La fuori ci sono troppe donne
sfruttate da gente senza scrupoli. Russe, Asiatiche, Africane, Americane. Ne
abbiamo salvate dieci forse ma le altre?-
Mi avvicino a lei e l’abbraccio.
-Siamo solo esseri
umani, Natasha Facciamo quel che possiamo, come possiamo, per migliorare le
cose.-
-E credi davvero che
possiamo riuscirci, Matt?- mi chiede.
-Dobbiamo crederci
tesoro. Qualcuno ha detto che perché il Male trionfi basta che i Buoni non
facciano nulla ed io non starò mai fermo senza far niente. Oggi, nel nostro
piccolo, abbiamo fatto la differenza per qualcuno e di questo non posso non
essere soddisfatto.-
-Credo che tu abbia
ragione, ma c’è ancora molto da fare.-
-E lo faremo…
insieme.
E restiamo abbracciati ad attendere
una nuova alba.
FINE
NOTE DEGLI AUTORI
In realtà non c’è
molto da dire su questa lunga storia eccezionalmente scritta a sei mani, giusto
un po’ di informazioni su alcuni personaggi.:
1)
O’Donnell
e Sapphire Styx sono stati creati da Chris Claremont & John Buscema su
Marvel Comics Presents Vol. 1° #1 datato settembre 1988
2)
Roughouse
e Bloodscream sono stati creati sempre da Chris Claremont & John Buscema su
Wolverine Vol. 1° #4.
3)
Madame
Xiona è stata creata da Mark Gruenwald & Kieron Dwyer su Captain America
Vol. 1° #363 datato novembre 1989.
4) Kobus
Van Holter è stato creato da Daniel Way & Marjorie Liu e Giuseppe Camuncoli
su Daken: Dark Wolverine #6 datato maggio 2011.
Speriamo
che vi siate divertiti a leggere questo crossover tra le nostre serie quanto
noi a scriverlo e non mancate di seguire cosa accadrà all’Uomo Ragno nella
serie a lui dedicata e i prossimi sviluppi della vita di Devil e della Vedova
Nera in questa serie e nella gemella Daredevil.
Carlo, Fabio e Mickey
[1] Nell’episodio #71.
[2] Nell’episodio #65.
[3] Nello scorso episodio.
[4] Tutto è accaduto in L’Uomo Ragno #92.
[5][5] L’ultima è stata in Daredevil MIT #6/7.
[6] Eventi raccontati su Iron Man #36-37.
[7] Su L’Uomo Ragno MIT #89/90. Non credeteci sulla parola, andate a controllare. -_^
[8] Come quella recente su L’Uomo Ragno #92.
[9] E infatti è parafrasata da “Casablanca".
[10] Su L'Uomo Ragno #91.